Fotografia e metafisica

Fotografia e metafisica o dell’oltre il visibile.

Dissociarsi dalla rappresentazione ottica della realtà è già di per sé l’operazione prima per riflettere e poi per dare a vedere le cose attraverso un procedimento interpretativo.

La filosofia metafisica si pone come un sistema in grado di spiegare la realtà fin oltre ciò che è visibile. I Veda ci dicono che la piena consapevolezza arriva trascendendo la dualità della cosiddetta realtà, qui sta il fondamento dell’esistenza, ciò che non può mai essere distrutto.

Se la metafisica come corrente filosofica intende trattare la struttura delle cose e dunque anche ciò che non appare, per la fotografia e l’arte, intende quasi sempre andare oltre, superare i limiti della realtà e delle sue strutture profonde. Cosa vuol dire fare una fotografia metafisica che comprenda il reale e lo travalichi? Quanti modi esistono per dare a vedere il tutto e il suo di più? Ad una veloce riflessione sembrerebbe che metafisica e surrealismo si tocchino. Non sta a me dire se è vero e quanto e come. Forse lo iato tra i due sta nel fatto che il surrealismo inserisce di prepotenza l’irrazionale, il sogno, che la metafisica imbriglia, forse, nei suoi sistemi assoluti.

Per quello che mi riguarda, sebbene lavori a cavallo di molte discipline, anche filosofiche, l’apice della metafisica penso di raggiungerlo quando lavoro sul paesaggio. Dato che per me non è mai una rappresentazione fedele della realtà, per me il landscape è piuttosto mindscape.
Attraverso la fotografia e il suo linguaggio, piegati alla mia immaginazione, creo delle ipotesi di paesaggio, vere e false insieme (che contengono la realtà e le sue strutture, e anche di più, dato che contengono anche le false).
Il mindscape, per me, è cercare di proporre delle possibilità, anche molto laterali, che poi è ciò che fanno le storie.
Alla base c’è sempre l’immaginazione sfogata attraverso un’operazione narrativa.
E’ una sorta di mappatura dell’immaginario e senza un’operazione narrativa, anche se concettuale, è impossibile, del resto le mappe sono forme narrative che danno indizi di una certa realtà, sono stringate e concettuali ma sono in primo luogo narrative.

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