Lezione di alchimia

Lezione di alchimia

Un moodboard – letteralmente ‘tavola dell’umore’ – è una sorta di ‘unica occhiata‘, per citare il mio amato Alexander Von Humboldt, che dia visione del nostro ‘umore’. Estendendo il significato possiamo dire che fornisce un’ ‘unica occhiata’ riguardo il nostro immaginario su una determinata questione, o su più. Il moodboard è l’immaginario, l’inconscio che si rivela in due dimensioni e che spesso diventa un’opera o rimane a testimonianza del fluire creativo del creatore. Non c’è un meglio o un peggio tra i due, sono due manifestazioni che nascono in modo comune e poi si diramano. Entrambi servono a far uscire le nostre immagini, pensieri e parole interne. L’utilità, a dire il vero, non dovrebbe mai essere il fine della creatività. La creatività è una qualità cognitiva che abbiamo tutti ed ha a che fare con la creazione, il potere erotico del mettere al mondo qualcosa che prima non c’era. Dal piano fisiologico ‘basso’ a quello materico e intellettuale ‘più alto’. Il potere erotico non è qualcosa che attiene al sesso, non solo, è qualcosa che ha a che fare con il fluire con il proprio essere, con l’immaginare e col fare qualcosa che prima non c’era. Non è questione di originalità, ma di unicità, ognuno è unico, il genio di ognuno è unico. Spiegandolo con la metafora sulla procreazione: gli umani hanno tratti comuni ma ognuno è diverso. Il genio lo hanno tutti ma ognuno è diverso. Questa capacità erotica non si ferma, quindi, con la procreazione. Ognuno predilige ambiti di cre-azione. Joseph Campbell parlava di coltivare il proprio Spazio sacro. Che sia il giardinaggio, la cucina o la fotografia. Quello spazio dove la nostra Anima fluisce. Un fiume creativo inquinato o costretto ci fa ammalare, toglie senso alla vita. Ecco l’importanza dell’azione artistica, intesa come creativa, e dunque anche attinente all’arte: rendere la vita più bella da vivere. Coltivarsi e partecipare la creatività degli altri, essere in contatto con la ‘creazione’, così come qui intesa, è qualcosa che ci eleva e congiunge al divino: la parte più alta e sublime che possediamo. Ne consegue che alla luce di quanto mettiamo nel mondo, anche senza per forza mostrarlo, cambia il nostro approccio nel mondo e la qualità della vita. A prescindere dall’arte che possediamo e pratichiamo, il nostro potere erotico si coltiva in tanti modi, quotidianamente. Si parte dalla gioia, che non è un punto di arrivo ma di partenza, dall’onorarci, con piccole cose, osservare la Natura, ciò che ci circonda, dedicandoci alle incombenze quotidiane con un sentire che sia di gioia nell’onorare ciò che si ha e si fa. Io non ‘devo’ cucinare, io ‘voglio’ cucinare. Se ‘dovessi’ mangerei cibo in scatola, come il mio gatto, perché soddisferei solo un bisogno fisiologico. Prendermi cura del cibo che mangio mi dà momenti di spazio-tempo di qualità che sarebbero altrimenti soffocati dalla quotidianità. Questo atteggiamento di scelta cambia il nostro rapporto col quotidiano, gli dà valore, non è frutto di un’imposizione, come la maggior parte di ciò che facciamo, che ci circonda: è frutto di una scelta di gioia. ‘Uccidi il drago del tu devi’, diceva Campbell. E’ in questo modo che il nostro talento si fa vocazione ed è di servizio agli altri. Che ispiri, aiuti a scoprire o fornisca qualcosa di concreto non è importante. Coltivare la propria creatività e partecipare quella degli altri, di chi ci ispira, degli amici, vuol dire questo. Vuol dire intervenire nell’ecosistema collettivo. Migliorandolo, anziché avere un atteggiamento predatorio nei confronti delle arti che pratichiamo. Che vuol dire? Che se ci piace la fotografia c’è bisogno di partecipare l’ecosistema, non praticarlo con atteggiamento rapace ma parteciparlo: conoscere chi la fotografia la fa, i nostri maestri, gli artisti e partecipare la creatività, acquistando ciò che possiamo: libri, fanzine, fotografie, insomma ciò che le persone del settore creano. Un’ arte è sempre contenta di essere corteggiata, un po’ meno di essere depredata, con fare egoico, ovvero: coltivando la nostra brama di like, di vincere concorsi, seguendo il guru di turno e non degnarsi di dare qualcosa all’arte. Che non vuol dire dare le nostre opere ma degnarsi di vivere quelle che ci ispirano, contribuendo verso chi le ha create. Altrimenti siamo solo nel campo dei wannabe. Chi fa la fotografia non immette solo nel mondo un flusso di immagini ma coltiva la creatività degli altri, circondandosi dell’arte che gli piace. Tutti possono essere mecenati, anche solo aiutando col proprio sapere un giovane artista, come molti professionisti fanno, o partecipando con aiuti logistici e soprattutto acquistando ciò che i fotografi producano. La fotografia non si fa solo con la fotografia ma con una relazione con gli altri. C’è bisogno del contributo di ognuno, ognuno di noi è responsabile dell’ecosistema.

Valeria Pierini

Di seguito c’è il bellissimo sketchbook di Simona Olivieri, nostra corsista di Luoghi (e) Immaginari che, gentilmente, ci ha concesso il privilegio di mostrarlo qui, sul nostro sito, perché possa essere di ispirazione anche ad altri, sintomo di una creatività che si coltiva, di un’ anima che fluisce e si dà tempo e spazio per portare fuori le proprie immagini e idee interiori.

Il senso dei Luoghi, di Simona Olivieri.

Per approfondire questi argomenti ci sono due workbook a disposizione: Il viaggio dell’eroe e Conoscersi. Oppure c’è la Summer School in programma quest’anno.

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