Riflessioni sulla figura del maestro

Lo spirito del tempo vuole che sempre più emerga il concetto di opera come processo, che si parli dei processi creativi, di produzione, di come funziona la creatività. Più un ambiente formativo è sano e solido e più queste cose, prima taciute, vengono portate alla luce. D’altronde, come si può voler essere autori, artisti, se non si conoscono i meccanismi, anche cognitivi, alla base di ciò che facciamo? E’ come vole essere storyteller e non conoscere, davvero, in linea teorica e filosofica, cosa sia lo storytelling (e sappiamo che di questo è pieno il mondo).

C’è chi ha sempre guardato di sbieco quei tutor che parlano di sé, nelle proprie lezioni. Io ho sempre pensato che chi parla solo di sé senza offrire contenuti correlati alla propria esperienza sia preoccupante (e ne ho visti, anche di famosi). E’ un po’ come dire ‘fate come me’ nonché una spaventevole possibilità che il tutor sia davvero fuori da un contesto di senso e culturale. Tuttavia c’è il caso, sempre più frequente (e meno male), di tutor preparati sia sul piano teorico e pratico e che portano con naturalezza la propria esperienza artistica e professionale, laddove siano anzitutto autori e non solo insegnanti. Questo è un modello vincente e virtuoso. C’è chi teme che parlare di sé sia una questione egoica e dunque si impegna a fornire agli studenti quanti più contenuti ed esperienze, magari con altri colleghi, ma parlare di sé diventa un tabù. Si teme, questa cosa, per paura di creare piccoli emuli, a tratti, diventa anche una questione di protezione verso il proprio lavoro perché di chi copia senza studiare è pieno il mondo. E’ giusto che il maestro parli anche di sé, un buon coach, ‘deve’ parlare per esperienza, anche, non solo per conoscenza. Altrimenti quelle conoscenze sono sterili. In questo caso il maestro sarebbe solo un dispensatore di contenuti ma è la sua esperienza sul campo, di vita, che fa la differenza. Dico sempre che ci ho messo tutta la vita per essere ciò che sono e dunque anche insegnare ciò che insegno e come artista per creare ciò che creo. Se fosse una questione soltanto di contenuti avrebbe poca importanza chi li dice. Sono sempre le persone a fare la differenza e quando si partecipa ad un corso si partecipa alla visione della persona che tiene il corso. Detto in parole spicce: si compra il tutor, ciò che emana, ciò che offre. E’ ciò che il tutor offre che ci intriga. Non solo contenuti, ma come ci arrivano, anche. Perché se il tutor è bravo quei contenuti li ha digeriti in modo tale che possa offrirceli a seguito di una visione e non di un ripetere le pagine delle slide. In questo caso virtuoso poco importa se arrivano gli emuli. Tutti hanno emulato qualcuno, possibilmente chi incarnasse la loro massima aspirazione. Gli emuli in senso errato arrivano in contesti dominati dall’ego perché solo quello il tutor può offrire, il proprio ego. E chi può arrivare in un contesto del genere? Solo i wannabe, i seguaci dei like.

Emulare, dunque, accade anche senza la spinta del maestro, perché anzitutto è un affare di sopravvivenza, pertanto a piccole dosi è umano. E’ il primo passo per chi emula, verso l’evoluzione, perché laddove si è integri e in ascolto del processo, prima o poi, quella pelle si cambia e si ‘abbandona’ il maestro. Emulare è il primo passo verso la trasformazione. Distaccarsi con coscienza dal maestro è crescere. I maestri servono a questo, a prenderne le distanze. Prendere le distanze dal maestro, senza imitarlo più, equivale a prendere il diploma. E’ un atto di crescita. I maestri vanno e vengono per tutta la vita, equivalenti al punto in cui siamo, al bisogno che abbiamo. Siamo tutti in cammino, anche i maestri hanno i maestri. E’ quasi una legge di natura, avere un riferimento, sempre perché è necessario al punto in cui ci troviamo. Ognuno avrà il suo. Coltivare delle classi sane – è questa la responsabilità del maestro – eviterà l’ego, il plagio e piccoli emuli rincoglioniti. Qui sta la bravura del maestro, accompagnare gli altri, con naturalezza, ad uscire dalla propria zona di comfort. Se non c’è naturalezza allora forse c’è qualcosa che non va nel maestro. Il maestro fa sembrare le cose come fossero normali, è lì che le persone si trovano ad evolversi e a dire: caspita! Ma io prima non ero così, sto facendo cose nuove che mai avrei fatto da solo!

Valeria Pierini

Foto di Anasuya Pless

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